Dai geroglifici alle decorazioni bizantine, passando per le ombre cinesi. Tre stili visivi per tre storie che si intrecciano nello spazio, tra Egitto, Francia e Turchia, e nel tempo, attraversando l’antichità, il Medioevo e il Settecento, unite da un comun denominatore: l’amore tra uomo e donna. Così Michel Ocelot nel suo ultimo lavoro The black pharaon, the savage and the princess pone al centro della narrazione una tematica che nei suoi film precedenti aveva lasciato sullo sfondo, innestandola nel solco della conoscenza e del rispetto di culture diverse, tracciato fin dall’inizio della sua cinematografia (ricordiamo Kirikù e la strega Karabà, Azur e Asmar e Dilili a Parigi).

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