Partendo dall’assegnazione del Nobel per la letteratura, nel 1969, da una notorietà giudicata “catastrofica” nel momento stesso del vittorioso annuncio in teatro, a Stoccolma, Samuel Beckett rievoca gli eventi salienti della sua vita in un dialogo immaginario con la personificazione della sua coscienza. Un alter ego antagonista attraverso il quale il drammaturgo irlandese fa i conti con se stesso, ‘espiando’ le colpe commesse in passato, lasciando emergere i temi che hanno caratterizzato le sue opere, rievocando, sullo schermo, fatti e persone della sua infanzia, giovinezza e maturità: la madre, autoritaria e anaffettiva, l’incontro con Joyce, per il quale lavorò come traduttore, l’amico e collega Alfy, che lo coinvolse nella resistenza francese durante la Seconda guerra mondiale, la moglie Suzanne, conosciuta in ospedale, l’amante Barbara, giornalista della Bbc…

Terzo biopic dopo La teoria del tutto (2014) e Il mistero di Donald C.

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