Uno sguardo proiettato sulle minoranze. E la presa di coscienza sulle derive e le sofferenze della società, di oggi più che di ieri. Lasciando in disparte, stavolta, l’autoanalisi su una ‘fabbrica dei sogni’ celestiale e insieme demoniaca.

Sembrano queste, a caldo, le considerazioni più appropriate dopo il verdetto della 93ª edizione dei premi Oscar, contrassegnata dalla triplice vittoria di Nomadland (miglior film, migliore regia, migliore attrice protagonista, Frances McDormand, alla terza statuetta dopo Fargo e Tre manifesti a Ebbing, Missouri).

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