Luca, separato dalla moglie e residente temporaneamente nella casa d’infanzia, è un documentarista prestato all’insegnamento cinematografico in una struttura carceraria. Per il saggio di fine corso, al ristretto gruppo di detenuti che frequenta il laboratorio audiovisivo viene proposto di ricostruire davanti alla telecamera il reato commesso, cominciando dal delitto del camionista Beppe, responsabile dell’uccisione di una giovane donna. Così, ripercorrendo a ritroso gli avvenimenti, Luca, che nel frattempo riceve la visita della figlia Greta dopo anni di lontananza, incontra la sorella della vittima e la famiglia che ha abbandonato Beppe, compresa la moglie…

Il cinema come forma autocosciente di superamento della realtà, come terapeutica replica in immagini di un vissuto sofferto e di condotte di vita sbagliate.

Leggi la Recensione su Sale della Comunità